L’omofobia interiorizzata è costituita dai sentimenti e dagli atteggiamenti negativi che la persona può provare, anche inconsapevolmente, nei confronti della propria omosessualità.
Ciò accade quando la persona adotta i significati negativi condivisi nel contesto culturale in cui vive, interiorizzandoli. Gli individui stigmatizzati, in generale, reagiscono all’esperienza di pregiudizio difensivamente, autodenigrandosi e identificandosi con il gruppo dominante. Attraverso la socializzazione si interiorizzano le regole, i valori, il pensiero del contesto sociale in cui si vive, e allo stesso modo si interiorizza anche l’omofobia, che diviene parte dell’Io.
Tutto ciò avviene molto presto, nei primi anni di vita, prima della formazione dell’identità sessuale. Il processo che conduce un adolescente omosessuale a definire la propria la propria identità può essere quindi molto problematico. Lo stigma può disturbare il consolidamento di un’identità che si sta definendo come quella degli adolescenti. La consapevolezza della svalutazione sociale dell’omosessualità alimenta la paura di diventare gay, di essere diverso, sbagliato, e di come gli altri possono reagire.
I gay e le lesbiche possono attraversare un periodo in cui la loro omosessualità è egodistonica, cioè non è in armonia con l’immagine e la percezione di sé. Essi sperimentano infatti verso di sè gli stessi atteggiamenti che hanno interiorizzato. Prima di accettarsi devono compiere un lungo percorso, un processo di accettazione, per arrivare a riconoscere il loro orientamento sessuale e sviluppare un’identità che si basi su di esso.
Fattori psicologici
Oltre ai fattori sociali, per spiegare l’omofobia interiorizzata, sono stati presi in considerazione anche altri fattori:
- la regione di provenienza,
- l’omofobia genitoriale,
- l’adesione a valori religiosi particolarmente rigidi nei confronti dell’omosessualità,
- caratteristiche di personalità.
Secondo alcuni autori, la prima figura significativa con cui il bambino sperimenta l’ostilità nei confronti dell’omosessualità è il padre. Questi, percependo l’orientamento omosessuale del figlio, tende a essere distante e a creare una profonda ferita narcisistica. Questa teoria spiega il meccanismo inconscio che si attiva in quei gay adulti che evitano a priori relazioni intime per non esporre il partner alla rabbia che sentono dentro, oppure, in modo reattivo, stabiliscono relazioni che si basano sulla rabbia e la vendetta.
Sintomi
Un certo grado di omofobia interiorizzata è presente in quasi tutti gli omosessuali. E’ la conseguenza dell’essere venuti a contatto, fin da piccoli, con atteggiamenti omofobici. Il disagio che ne deriva varia da persona a persona e può provocare
- bassa autostima
- difficoltà relazionali
- tendenza all’isolamento
- gli omosessuali presentano una percentuale di disturbi psichiatrici più elevata rispetto agli eterosessuali, in particolare depressione, attacchi di panico, ansia generalizzata .
- pensieri suicidiari
- comportamenti pericolosi, quali l’uso di sostanze o fare sesso non protetto.
Misurazione dell’omofobia interiorizzata
Per comprendere il grado di omofobia interiorizzata sono state elaborate diverse scale di misurazione. Un questionario elaborato da ricercatori di Parma è stato utilizzato per valutare i vissuti personali e interpersonali dell’omofobia interiorizzata in relazione a diverse dimensioni:
La visibilità, che si riferisce al timore di essere identificati come omosessuali.
L’incoerenza di genere, che riguarda la paura di non essere “un vero maschio” o “una vera femmina”, e che gli altri lo pensino.
Il personale senso di frustrazione rispetto al proprio orientamento sessuale.
Dai risultati è emerso che i valori più alti di omofobia interiorizzata riguardano la preoccupazione di essere riconoscibili come omosessuali o etichettabili come incoerenti rispetto al sesso di appartenenza. Quindi il timore principale è legato all’immagine che gli altri possono avere della persona, e questo timore è così forte da condizionare la percezione di sé e le proprie capacità. È stata trovata infatti una relazione fra la mancanza di fiducia in sé e la preoccupazione di essere riconoscibili come omosessuali. Al contrario, accettare la propria omosessualità come qualcosa di positivo aumenta il livello di soddisfazione nei confronti della propria vita.
Superare l’omofobia interiorizzata
Per superare l’omofobia interiorizzata è determinante, prima di tutto, che la persona prenda coscienza di avere questo problema.
Un altro passaggio importante consiste nell’individuare quali sono i modelli omofobici con cui è entrata in contatto nel corso della vita, e in che modo ne ha interiorizzato i contenuti .
Comprendere che l’omosessualità è solo una semplice variante della sessualità
Frequentare altre persone e/o gruppi omosessuali.
Iniziare a rivelare il proprio orientamento sessuale, cioè quello che viene definito fare coming out.
Se il livello di disagio è troppo elevato, può essere utile un percorso psicoterapeutico.
Bibliografia
Chiari C., Borghi L. (2009) “Psicologia dell’omosessualità”
Graglia M. (2009) “Psicoterapia e omosessualità”