Fare coming out in famiglia è una scelta molto difficile, poichè comporta il timore di essere rifiutati anche dai familiari. Fare coming out significa rivelare apertamente la propria omosessualità: la persona si chiede se sia più sicuro tacere o affrontare le reazioni degli altri. Il timore del rifiuto, rende la scelta di rivelarsi un passo decisivo, che può essere affrontato in vari modi.
Modi di fare coming out in famiglia
L’esibizione spavalda
E’ la modalità con cui la persona, in genere un adolescente dopo la sua prima esperienza sessuale, fa coming out di colpo e impone la propria omosessualità ai familiari, senza dare loro modo di controbattere. In tal modo evita qualsiasi momento di confronto e, ai genitori, la possibilità di capire e accettare gradualmente la nuova realtà.
Questa modalità, determinata dall’incertezza e dalla paura del rifiuto, finisce col rendere più difficile l’accettazione dell’omosessualità della persona, proprio perché impedisce lo scambio, il confronto, e tende ad esacerbare le tensioni.
La confessione remissiva
E’ caratterizzata da una sofferenza più evidente, tanto che spesso i familiari si accorgono che il figlio sta male anche prima che lui parli della sua omosessualità. Questa è vissuta dal ragazzo con dolore e rifiuto di quello che vive come un destino inevitabile. Possono emergere tratti depressivi che lo spingono al coming-out.
Mantenere il segreto
E’ la scelta di non fare coming out in famiglia, né con gli amici, ma solo con i partner o all’interno di contesti relazionali omosessuali. In alcuni casi il segreto viene mantenuto solo con la famiglia e rivelato agli amici, in altri casi, più rari, avviene il contrario. In qualche caso la persona non riesce ad ammettere neanche a se stessa di essere omosessuale, pur avendo rapporti con persone dello stesso sesso. (Vedi omofobia interiorizzata). Per mantenere il segreto con tutti, anche con se stessa, la persona deve utilizzare dei meccanismi di difesa molto potenti, che portano a perdere di autenticità e alla sensazione di non stare bene con nessuno
La reazione dei genitori
La fase in cui più spesso si presenta il tema della rivelazione è l’adolescenza. Quindi un periodo difficile in generale, caratterizzato da un senso di ribellione nei confronti di ciò che i genitori rappresentano, incluso, in casi estremi, i valori legati al ruolo sessuale.
I genitori possono interpretare l’atteggiamento del figlio come una semplice ribellione adolescenziale. Il rischio è che, se è una ribellione e viene minimizzata, il ragazzo esasperi i suoi comportamenti. Al contrario, se si tratta di una richiesta di riconoscimento del proprio orientamento sessuale, il non sentirla accolta può generare un senso di squalifica che rafforza la confusione.
Nel momento del coming out i genitori tendono a reagire con intense emozioni, quali la delusione, la vergogna e la preoccupazione. Può determinarsi una grave crisi familiare e, a volte, anche un allontanamento tra i membri della famiglia.
I genitori in genere danno per scontato che il figlio sia eterosessuale, e quindi devono confrontarsi con la delusione di scoprire che non è così. E che quindi non costituirà una coppia tradizionale, che non diventeranno nonni e non ci sarà una discendenza. Si possono distinguere
Famiglie che accettano con una certa tranquillità l’omosessualità dei figli.
Sono protettive in modo costruttivo, aiutano preoccupandosi solo che stiano compiendo la scelta giusta, che possano essere felici e non si espongano a situazioni pericolose.
Quelle che tendono a negare i segnali,
magari anche precoci, del figlio, utilizzando il meccanismo di difesa della negazione. Queste famiglie sono quelle che vivono come maggiormente inaspettata la rivelazione, facendo sentire che non accettano la realtà che gli sta comunicando.
Famiglie che rifiutano l’omosessualità
Il rifiuto si può esprimere attraverso la convinzione che sia una patologia incurabile. Oppure attraverso posizioni molto dure di rifiuto. Si può arrivare alle minacce, come l’allontanamento dalla famiglia, per indurre il figlio a rinunciare a vivere la sua omosessualità.
Decidere di fare coming out in famiglia
Esiste un rapporto fra la decisione di svelarsi e l’idea di come potrebbero reagire i familiari: i ragazzi che temono reazioni negative intense sono quelli che più facilmente mantengono il segreto. Tuttavia, a meno di reazioni fortemente negative dei genitori, lo svelamento ha effetti positivi sulla persona, mentre, al contrario, il mantenere il segreto ha effetti molto negativi sulla persona.
Anche se la reazione è negativa, ciò non vuol dire che non possano, gradualmente, cambiare la loro posizione. Passando attraverso vari stadi, quali shock, tristezza, senso di colpa, imbarazzo e rifiuto, possono infine riuscire ad accettare l’omosessualità del figlio. Le reazioni dei genitori sono parte di un graduale processo di adattamento, simile a quello che lui stesso ha vissuto per affrontare la propria omosessualità.
Molti genitori non sanno quasi nulla dell’omosessualità. Spesso hanno interiorizzato gli stereotipi più diffusi e possono sentirsi in colpa pensando che l’origine dell’omosessualità sia legato ad un rapporto disturbato fra genitori e figli, come si è ritenuto per molto tempo anche in ambito clinico.
Elementi da considerare
- è improbabile che i genitori non abbiano mai percepito nulla;
- è possibile che la sua idea che il coming out produrrà reazioni negative e di rifiuto nei genitori possa essere errata, frutto più che altro della sua paura;
- la reazione negativa potrebbe solo iniziale e di breve durata;
- prima di parlare con i genitori potrebbe provare con un amico fidato, attenuando così l’ansia;
- non è detto che debba parlarne subito con entrambi i genitori, ma potrebbe iniziare con uno solo, quello con cui si sente più tranquillo; in un secondo momento parlarne anche all’altro;
- in situazioni fortemente conflittuali può essere utile farsi aiutare da una figura professionale a rivelare il proprio orientamento sessuale. Ciò può consentire alla famiglia di esprimere le proprie emozioni in un contesto terapeutico.
Riferimenti bibliografici
A. La Mesa, N. Rago, A. Daniele (2016), Se un figlio dichiara la propria omosessualità. Cinque ipotesi di lavoro con le famiglie