Il disturbo borderline di personalità è caratterizzato dalla instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e da una marcata impulsività.  La persona spesso teme di essere abbandonata e fa ogni sforzo per evitare un evento del genere. Il disturbo inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti. Viene diagnosticato più frequentemente nelle femmine (75%) rispetto ai maschi. Fa parte del cluster B dei Disturbi di personalità, come il disturbo narcisistico di personalità, il disturbo istrionico e quello antisociale.

Criteri diagnostici del Disturbo borderline

Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) utilizza criteri che sono semplicemente elencati in base a un ordine numerico.
Le persone devono manifestare almeno cinque delle nove caratteristiche associate al disturbo

I nove sintomi caratteristici

1. Sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono.
2. Un modello di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzato dall’alternanza tra gli estremi di eccesso di idealizzazione e svalutazione.
3. Alterazione dell’identità che si manifesta con un’immagine di sé, o una percezione di sé, marcatamente e persistentemente instabile.
4. Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto. Per esempio, spese sconsiderate, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate.
5. Ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento auto-mutilante.
6. Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore. Episodi di intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore e soltanto raramente più di pochi giorni.
7. Sentimenti cronici di vuoto.
8. Rabbia inappropriata, intensa, o difficoltà nel controllala. Per esempio, frequenti accessi di ira, rabbia costante, ricorrenti scontri fisici.
9. Ideazione paranoide transitoria, associata allo stress, o gravi sintomi dissociativi.

Le condizioni che esacerbano i sintomi

Le difficoltà sono spesso evidenti quando si tratta di definire e stabilire dei limiti. Le situazioni che producono delle crisi possono essere associate all’evitamento dei confini. Le conseguenze di questo genere di comportamenti possono rivelarsi molto frustranti per i membri della famiglia e gli amici.

Cause

Le teorie sulle cause, oltre che la presenza di anomalie neurologiche, prendono in considerazione fattori psicologici e familiari.

Il bambino può aver vissuto eventi traumatici durante la prima infanzia, come abusi sessuali e fisici, oppure lutti o separazioni da una figura affettivamente significativa.

In molti casi ha avuto genitori con problemi comportamentali o mentali e, in generale, una famiglia disfunzionale.

Anche la mancanza di accudimento emotivo è frequente, come pure aver avuto una madre iperprotettiva e incapace di facilitare il processo di separazione.

IL MODELLO DI KERNBERG

Un contributo particolarmente significativo è quello di O. Kernberg. Egli usa il termine temperamento per riferirsi alla reazione innata di un bambino alle emozioni forti. Egli può esserne avvolto a scapito della sua capacità di concentrarsi sulla comprensione della realtà degli eventi.

I bambini con un temperamento borderline tendono a sperimentare forti reazioni emotive, di cui hanno difficoltà a diminuire l’intensità. Questo tratto può combinarsi con esperienze di grande frustrazione e intensa aggressività. Tale frustrazione, proveniente in genere da un figura di accudimento, viene interiorizzata. Il bambino, che ha difficoltà a gestirla, svilupperà un’incapacità a gestire qualsiasi forma di stress.

La cura

La cura del disturbo borderline è basata sulla psicoterapia e i farmaci.

Attraverso la psicoterapia è possibile ridurre il rischio di suicidio, attenuare la depressione e, in generale, migliorare il funzionamento del paziente.

Fra le terapie più efficaci vi è la terapia cognitivo-comportamentale, che consente di migliorare la regolazione delle emozioni e acquisire nuove competenze relazionali.

Di ambito psicodinamico è invece la Terapia basata sul transfert, che consente ai pazienti di sviluppare un senso più stabile del sè e degli altri. Inoltre aiuta a imparare a relazionarsi con gli altri in modo più sano.

Bibliografia
American Psychiatric Association, (2014) DSM-V Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina, Milano
Dziegielewski S. (2017) DSM-5 in Action, Giunti o.s., Firenze

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