agorafobia

Il termine agorafobia significa paura della piazza (agorà). Le persone che soffrono di questo disturbo provano un’intensa ansia non solo nelle piazze, ma anche in tutti nei grandi luoghi all’aperto, in quelli sconosciuti e, in generale, tutti quelli da cui è difficile allontanarsi per rifugiarsi in ambienti più rassicuranti. Fa parte dei disturbi d’ansia.

Sebbene agorafobia e attacchi di panico possano essere entrambi presenti, tanto da essere considerati come strettamente dipendenti, si è verificato che questo legame fra i due disturbi è assai meno stretto: un numero significativo di persone che soffrono di agorafobia non soffrono affatto di attacchi di panico e, allo stesso modo, persone che soffrono di attacchi di panico sviluppano solo in misura modesta un disturbo agorafobico.

Criteri diagnostici dell’agorafobia

Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali) ha definito l’agorafobia come un disturbo a sé stante, indipendente dalla presenza di attacchi di panico. Per formulare una diagnosi di agorafobia, occorre che la persona provi ansia per un periodo minimo di 6 mesi in almeno due delle seguenti situazioni

utilizzo di mezzi di trasporto;
trovarsi in spazi aperti;
in spazi chiusi;
in fila o in mezzo alla folla;                                                                                                                                                            stare fuori casa da soli.

Inoltre, devono essere presenti tutti seguenti punti:

Le stesse situazioni innescano quasi sempre paura o ansia;

i pazienti evitano attivamente la situazione e/o richiedono la presenza di un compagno;

la paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla minaccia reale;

causano disagio significativo o compromettono significativamente il funzionamento sociale o lavorativo.

Conseguenze

La persona tende ad evitare tutte le situazioni che possono scatenare l’ansia: uscire da casa, entrare nei negozi, in luoghi pubblici come cinema, teatri, specie se non è possibile uscirne facilmente, utilizzare treni, aerei, autobus, attraversare ponti, parcheggi.

Può, a volte, affrontare queste situazioni se accompagnata da qualcuno, una persona ma anche un cane, un appoggio. La paura non è infatti legata tanto al luogo, quanto al timore di sentirsi soli, senza punti di riferimento.

Ciò rende la persona dipendente da chi può accompagnarla e, se l’accompagnatore non è disponibile, è costretta ad affrontare le situazioni temute con notevole ansia, o a rinunciare ad uscire. Lo spazio esterno della persona si restringe sempre più, fino a limitarsi, spesso, alla sola abitazione o qualche luogo vissuto come rassicurante. L’uso della macchina può consentire, in alcuni casi, una maggiore possibilità di movimento, anche se questo rimane circoscritto a luoghi vicini e familiari.

Tutto ciò comporta delle limitazioni della vita della persona, che possono essere anche gravi, specie in ambiti importanti, come il lavoro o, in generale, la vita di relazione.

Per quanto riguarda la terapia, la cura d’elezione è la psicoterapia ed, eventualmente, un aiuto farmacologico.

Bibliografia

American Psychiatric Association, (2014) DSM-V Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina, Milano

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