Philofobia è il termine che indica la paura di amare, di innamorarsi. Instaurare un rapporto d’amore significa mettere in gioco aspetti importanti di sé, dipendere dalla persona amata, impegnare la propria energia. Tutto ciò può risultare difficile o impossibile per molte persone, che vivono un’inibizione o un rifiuto del desiderio di contrarre relazioni amorose, nei confronti delle quali possono provare paura, odio o anche disgusto.

La philofobia, nelle forme più acute, può portarpaura di amaree a sintomi ansiosi (vedi I disturbi d’ansia) o attacchi di panico, e induce la persona ad allontanarsi e a chiudersi nel suo mondo.

Le cause sono spesso legate a esperienze infantili. Il bambino può aver formulato delle richieste d’amore che non hanno trovato risposte adeguate da parte dei genitori. Anche delusioni d’amore particolarmente intense possono essere una causa. Per alcune persone innamorarsi significa perdere una maschera, mostrarsi nella propria debolezza, e ciò è per loro intollerabile. In ogni caso si tratta di un meccanismo di difesa nei confronti della sofferenza.

Nei casi più estremi  la persona non prova più desiderio né dal punto di vista affettivo, né da quello sessuale. Questa condizione viene definita anoressia sentimentale.

L’anoressia sentimentale

Secondo Nicola Ghezzani  è  la condizione di chi rimuove il desiderio affettivo per vivere in una dimensione autarchica, chiusa in se stessa, che non consente la nascita o il mantenimento di legami. Secondo Ghezzani le grandi paure relative al sesso e all’amore sono due: la paura dello sfruttamento e la paura del cambiamento.

La paura dello sfruttamento

È  la paura che il partner possa usare per motivi egoistici i sentimenti che la persona prova.  Quindi causare un tradimento della fiducia, una dipendenza, una strumentalizzazione, cioè uno sfruttamento. La persona si sente impotente, teme che l’amore gli faccia perdere il controllo di sé e della propria vita.

Nella sua infanzia può aver vissuto una relazione con una madre esigente, che l’ha abituato a pensare che se vuole che i propri desideri vengano appagati, deve darle prove di bontà e sottomissione. Tuttavia, crescendo, la persona può avere interiorizzato l’idea opposta, diffusa nella società, che i valori giusti siano l’egoismo e la capacità di trarre un profitto dagli altri. Questo lo porterà a rivedere il rapporto con i genitori in termini negativi, ritenendoli causa della sua infelicità. Tenderà quindi a combattere quanto ricevuto da loro e ad affermare un modello totalmente diverso da quello sperimentato nell’infanzia.

La paura del cambiamento

Quando si è molto coinvolti nel rapporto con se stessi, alla ricerca del proprio benessere, l’amore può essere un elemento che libera dal passato e spinge a cominciare una nuova vita. La paura di amare, in questo caso, è collegata a quella di ribellarsi, di avvertire tutte la carenze vissute, e quindi provare una rabbia distruttiva verso le persone amate. La persona si rende conto che l’amore può allontanarlo dall’ordine in cui è vissuto, fatto di affetti, legami, abitudini.

Come superare la paura di amare

Se invece la paura è sempre stata presente, la sua origine è legata essenzialmente ad esperienze infantili,  va affrontata in quanto fobia. Quindi occorre ricostruire la propria storia familiare e identificare le dinamiche affettive che hanno determinato il problema. Si tratta di un lavoro complesso, ed è consigliabile svolgerlo con l’aiuto di una psicoterapia. Solo in un secondo momento, quando il livello d’ansia è diminuito, si può iniziare a confrontarsi con le paure che la relazione può scatenare.

Riferimenti bibliografici

N. Ghezzani (2012), La paura di amare

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