La separazione dei genitori costituisce per il figlio un’esperienza dolorosa, in cui perde la dimensione in cui è sempre vissuto, che lo ha rassicurato, ed è stata la base della sua vita fino a quel momento. E ciò provoca in lui un disagio che può essere anche grave.
Dalle ricerche condotte fino alla metà degli anni ’70 emergeva una correlazione positiva fra patologia psichiatrica infantile e disgregazione familiare, dovuta all’assenza della figura paterna. In particolare furono identificate tre aree di disadattamento:
- sociale: disadattamento e comportamenti antisociali sarebbero più frequenti nei figli dei separati;
- psicosessuale: soprattutto i maschi avrebbero problemi rispetto al ruolo sessuale e comportamenti inadeguati, le femmine inadeguatezza nelle relazioni con gli uomini;
- scolastico: ci sarebbero delle difficoltà legate al dover elaborare la perdita della figura paterna che andrebbero a discapito dell’impegno scolastico.
Successivamente, altre ricerche hanno però evidenziato che:
- l’assenza della figura paterna è un fattore, ma non l’unico, all’interno di un’insieme di fattori collegati;
- il rapporto con il genitore non si interrompe, ma continua, sebbene con tempi e modalità diversi;
- se il rapporto non si interrompe, le conseguenze negative vanno ricondotte alle modificazioni che si verificano nella rete dei rapporti familiari e relazionali.
- Il modo in cui una separazione viene vissuta, e il disagio che ne deriva, può essere diverso da bambino a bambino.
- La sua possibilità di adattamento dipende da vari fattori, come l’età, la personalità e la capacità di superare un trauma.
Separazione dei genitori ed età del figlio
A seconda dell’età vi sono comportamenti più frequenti. Nei bambini più piccoli può verificarsi una regressione del comportamento, a livello del controllo sfinterico, affettivo, con richieste continue di affetto, ricerca di oggetti non più usati, disturbi del sonno e dell’alimentazione; fra i 3 e i 5 anni può esserci un’auto-colpevolizzazione, oppure un aumento dell’aggressività, in età scolare possono prevalere l’insicurezza, la tristezza e i sintomi psicosomatici. Durante l’adolescenza il disagio, già tipico della fase, può portare ad un aumento dell’ ansia , a problemi comportamentali e ad atteggiamenti ostili verso uno o entrambi i genitori. In rari casi può verificarsi anche uno schierarsi nettamente con un genitore, arrivando ad allontanare l’altro. (vedi Sindrome da alienazione parentale)
Come aiutare il figlio
Determinante è il modo in cui la famiglia vive gli aspetti emotivi e relazionali, amplificando o diminuendo il grado di disagio del figlio. Sono molte le cose che una coppia che si separa può fare per aiutare il figlio.
- Il primo passo è comunicare al bambino ciò che sta accadendo, perché il figlio deve sapere, non deve rimanere nel dubbio. Il modo varierà a seconda dell’età
- spiegare dove e con chi vivrà, quando vedrà l’altro genitore, e così via.
- rassicurarlo che la decisione è dei genitori e lui non ha alcuna colpa.
- il rapporto con i genitori continuerà, ed entrambi continueranno ad amarlo, che lui potrà continuare ad amarli e mantenere una relazione serena e significativa con tutti e due.
Se la separazione è sempre un evento doloroso, è però determinante il modo in cui si strutturano i rapporti fra i genitori e il bambino, e fra i genitori stessi. Un alto livello di conflittualità può avere conseguenze estremamente negative, anche più della separazione stessa.
L’esempio più frequente è quello del genitore che critica l’altro, lo svaluta come persona o come genitore, ma ancora più grave, è usare il bambino per ferire o attaccare l’altro genitore, o cercare di spingere il bambino a schierarsi contro di lui.
E’ dunque importante che i genitori non esprimano davanti ai bambini in modo esasperato i loro pensieri e le loro emozioni negative, come la rabbia e il rancore. E che lascino fuori il figlio da qualunque conflitto di coppia.
Al contrario dovrebbero cercare di mantenere, nei limiti del possibile, un dialogo fra loro e una collaborazione per ciò che riguarda i compiti e le responsabilità dei genitori. Ciò significa, tra l’altro, prestare una maggiore attenzione ai vissuti del bambino e cercare di essere il più possibile empatici.
Riferimenti bibliografici
V. Cigoli, G. Gulotta, G. Santi (2007) ” Separazione, divorzio e affidamento dei figli”