L’obesità psicogena è un disturbo alimentare causato non da fattori fisici, ma psicologici, quali depressione, disturbi di personalità, psicosi. Le persone con questo disturbo non presentano problemi medici, come alterazioni metaboliche, endocrine o genetiche.
L’obesità, in generale, è caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo. Ha come conseguenza un aumento della morbilità e una riduzione dell’aspettativa di vita della persona.
Il DSM 5 non include l’obesità psicogena fra i Disturbi dell’alimentazione . Vi include invece il Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder).
Psicodinamica dell’obesità psicogena
L’obesità rappresenta il frutto di una tipica modalità relazionale. Gli obesi hanno bisogno di un oggetto rassicurante che identificano con il cibo, ed il cibo rimanda alla relazione madre-bambino.
Quando i bisogni materiali del bambino sono soddisfatti a scapito delle sue esigenze psichiche, si crea un meccanismo massiccio di introiezione, che avviene proprio perchè c’è un oggetto insoddisfacente, deludente. il soggetto, attraverso l’introiezione, tende a mantenere il possesso dell’oggetto, ma si tratta di un oggetto deteriorato. Si crea così un circolo vizioso, che si presenta come una dinamica di tipo tossicofilico che non ha possibilità di essere soddisfatta.
L’ambiente familiare
Si tratta di contesti familiari nei quali i figli sono utilizzati come oggetti per compensare le insoddisfazioni e le frustrazioni sociali dei genitori. L’iperalimentazione è un tentativo incongruo di dare qualcosa in più. Ma anche, inconsciamente, di rendere dipendente e non autonomo il figlio. Questo spiega poi la scarsa possibilità che questi soggetti hanno nell’affrontare la vita sociale.
Trattamento
Vista la complessità del problema, la cura deve riguardare gli aspetti medici, psicologici, comportamentali, attraverso un approccio multidisciplinare. In alcuni casi può essere necessario ricorrere alla chirurgia.