I disturbi di personalità sono costituiti da modelli alterati e persistenti che riguardano la sfera cognitiva, emotiva e interpersonale.
La personalità di ogni individuo media tra gli eventi di natura fisica, ambientale, cognitiva, emotiva, spirituale e interpersonale. Quando è disturbata, può influenzare negativamente il modo in cui l’individuo comprende sé e, potenzialmente, tutte le interazioni con il mondo.
Gli individui che soffrono di un disturbo di personalità spesso riportano un disagio clinicamente significativo o una compromissione del funzionamento sociale.

Classificazione dei disturbi di personalità
Nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) i disturbi di personalità sono classificati in tre gruppi. Ogni gruppo considera sintomi comportamentali che possono compromettere il funzionamento sociale e possono assumere forme diverse, dalla stravaganza-eccentricità alla drammatizzazione-emotività, all’ansia-paura.
Inoltre, questi sintomi particolari possono influenzare le interazioni con i membri della famiglia, ma anche il funzionamento a scuola o in ambito lavorativo, oppure in altre aree importanti della vita di un individuo.
Il gruppo A
Include il Disturbo paranoide, il disturbo-schizoide e il disturbo schizotipico. Ognuno di questi disturbi di personalità si caratterizza per le manifestazioni comportamentali strane o eccentriche.
Le persone con questi disturbi manifestano difficoltà a relazionarsi con gli altri. Agiscono in modo strano e generano disagio nelle persone che gli stanno intorno, perciò molte volte sono indotti a stare soli, oppure sono gli altri a evitarli perché si sentono a disagio.
I soggetti con caratteristiche schizoidi e schizotipiche evitano il contatto sociale e hanno difficoltà nelle situazioni in cui devono interagire con gli altri. Spesso possono apparire strani e inquietano gli individui che non li conoscono.
Le persone che soffrono di disturbo paranoide e schizotipico di personalità manifestano un atteggiamento sospettoso e guardingo. Comunicare con loro è difficile e le persone tendono a evitarli in ragione del loro modo di porsi, che genera sospetto, e del portamento minaccioso.
Il gruppo B
Comprende il disturbo antisociale, borderline, istrionico, narcisistico.
La maggioranza delle persone che soffrono di un disturbo di personalità rientra nel gruppo B. Questi disturbi sono caratterizzati da manifestazioni comportamentali ascrivibili all’amplificazione e all’emotività.
In genere queste persone hanno rapporti intensi con gli amici e i familiari, rapporti che però in poco tempo divengono carichi di tensione. Queste dinamiche possono frustrare i membri del sistema di supporto. Perciò non è raro che i familiari e gli amici affermino che non sono in grado di tollerare l’intensità e l’amplificazione che caratterizzano, tipicamente, i rapporti con le persone con questo genere di disturbi. Gli operatori sanitari, in particolare, possono trovare estremamente frustranti certe manifestazioni comportamentali.
I soggetti antisociali possono violare i diritti degli altri e anche provocare loro danni fisici. Possono essere dediti al furto e alla frode.
Gli individui con tratti di personalità borderline possono apparire, almeno all’inizio, degni di ammirazione e vicinanza. Quando però si instaura una relazione, manifestano rabbia e una particolare disposizione alla critica e alla polemica. La rabbia intensa può generare discussioni e scontri fisici. Queste manifestazioni comportamentali incostanti e intense rendono difficile, per queste persone, lo sviluppo di relazioni solide e durature con gli altri.
Il disturbo istrionico e quello narcisistico di personalità condividono il tema della drammatizzazione delle manifestazioni comportamentali, volte alla ricerca di attenzione quando intendono sviluppare amicizie o relazioni sentimentali. Spesso non capiscono perché gli altri li evitano.
Il gruppo C
Comprende il Disturbo evitante. il disturbo dipendente e la personalità ossessivo-compulsiva.
Le manifestazioni comportamentali si caratterizzano per l’ansia e la paura; perciò queste persone mostrano spesso comportamenti ansiosi e timorosi.
Gli individui evitanti rifuggono l’interazione sociale, perché si percepiscono inadeguati e temono le reazioni negative da parte degli altri.
Gli individui dipendenti esperiscono la paura della separazione e si “aggrappano” agli altri, inoltre desiderano che siano gli altri a prendere decisioni per loro. Possono apparire pesanti, anche in contesti sociali rilassati.
Gli individui con disturbo ossessivo-compulsivo si concentrano sul controllo dell’ambiente e il loro perfezionismo può essere fastidioso per gli altri.
L’interazione sociale, a qualsiasi livello, può spesso generare ferite emotive e, talvolta, lesioni fisiche per gli individui con un disturbo di personalità. Questi individui spesso si sentono isolati e anche giudicati negativamente in ragione delle loro interazioni sociali problematiche.
Per queste persone può anche risultare difficile lavorare con gli altri, perché hanno scarsi insight in relazione ai loro comportamenti. Inoltre hanno una ridotta disponibilità a impegnarsi in un percorso terapeutico predisposto per affrontare i loro problemi di comportamento.
Criteri diagnostici dei disturbi di personalità
I disturbi di personalità sono caratterizzati in genere da un pattern abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo.
Questo pattern si manifesta in almeno due delle aree indicate nel Criterio A:
1) cognitività, ovvero i modi di percepire e interpretare se stessi, gli altri e gli avvenimenti;
2) affettività, cioè la varietà, l’intensità, la fluttuazione dell’umore e la corretta reazione emotiva;
3) funzionamento interpersonale;
4) controllo degli impulsi.
Il Criterio B richiede che il pattern abituale risulti inflessibile e pervasivo in tutta una serie di circostanze sociali e personali.
Il Criterio C prevede che il pattern determini un disagio clinicamente significativo o una compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.
Per soddisfare il Criterio D bisogna che sia possibile far risalire l’esordio del pattern all’adolescenza o alla prima età adulta e che se ne riscontrino le manifestazioni stabili e a lungo termine.
Il Criterio E afferma che il pattern a lungo termine non è meglio giustificato come conseguenza di un altro disturbo mentale.
Il Criterio F richiede che il pattern a lungo termine non sia attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza, di un farmaco o alla presenza di un’altra condizione medica come, per esempio, un trauma cranico.
Il clinico deve accertare la presenza delle manifestazioni minime che soddisfano i criteri diagnostici per un disturbo di personalità. Una volta che tali sintomi sono stati identificati, occorre considerare la predominanza di quelli che costituiscono gruppi di comportamento.
Psicodinamica dei disturbi di personalità
Le persone affette da disturbi di personalità hanno in comune l’aver vissuto, nella loro fase evolutiva, una serie di eventi di natura traumatica che hanno comportato una abnorme strutturazione di una o più istanze psichiche. Questa si evidenzia non solo per l’uso di meccanismi di difesa molto primitivi, ma anche per una maggiore difficoltà a stabilire un rapporto terapeutico.
Queste persone tendono a vivere negativamente, con sospetto o paura il rapporto con gli altri, con la sensazione che siano inaffidabili.
La dimensione inconscia di queste persone è molto deteriorata, hanno difficoltà a gestire le emozioni ed una affettività più o meno carente.
Questi disturbi evidenziano, quindi, un disturbo evolutivo che attraversa gradi diversi e diversa gravità.
Trattamento
La terapia dei disturbi di personalità è molto complessa e difficile, soprattutto perchè spesso i sintomi sono egosintonici e pertanto il soggetto non sente l’esigenza di mettersi in discussione o iniziare una terapia.
Quando avviene è spesso perchè costretto dal partner, dal datore di lavoro o dai familiari che invece soffrono del suo comportamento, che può essere aggressivo, anche violento, ma sempre indifferente alle esigenze degli altri.
La terapia deve essere diversificata a seconda del disturbo di personalità. Può comprendere l’uso di psicofarmaci (antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, antipsicotici), la psicoterapia psicoanalitica, quella cognitivo-comportamentale o quella di di sostegno.
Il paziente che arriva a chiedere una psicoterapia in genere lo fa quando ormai tutti i tentativi ed i mezzi difensivi sono risultati inutili. Pertanto i pazienti chiedono quasi sempre aiuto in situazioni di crisi, e ciò può farli scambiare momentaneamente, a causa della loro disperazione, per pazienti affetti da depressione.
Bibliografia
American Psychiatric Association, (2014) DSM-V Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina, Milano
Dziegielewski S. (2017) DSM-5 in Action, Giunti o.s., Firenze
Lalli N. (1999) Manuale di psichiatria e psicoterapia, Liguori Editore, Napoli