disturbo paranoide di personalitàIl disturbo paranoide di personalità è caratterizzato da un’estrema sospettosità e diffidenza, senza alcun fondamento, nei confronti degli altri. La persona attribuisce loro intenzioni malevole, pensa che possano danneggiarla, sfruttarla, ingannarla.

Ha difficoltà nelle relazioni, che sono sempre cariche di tensione, e nei rapporti sentimentali può vivere nella convinzione che il partner non gli sia fedele.

Il disturbo paranoide fa parte del gruppo A dei Disturbi di personalità, che include anche il disturbo schizoide di personalità e il disturbo schizotipico di personalità. Ognuno di questi disturbi di si caratterizza per le manifestazioni comportamentali strane o eccentriche, la difficoltà a relazionarsi con gli altri, il disagio nelle persone che gli stanno intorno. Tendono a stare soli, oppure sono gli altri a evitarli perché si sentono a disagio con loro.

Criteri diagnostici

Il DSM-5 prevede il soddisfacimento di due criteri principali per il Disturbo paranoide di personalità (A-B).

Criterio A

Richiede che siano presenti almeno quattro dei sette sintomi caratteristici:
1. L’individuo sospetta e diffida degli altri, senza fondamento, e crede che lo stiano sfruttando. Può anche credere che gli altri possano danneggiarlo e lo stiano ingannando.
2. Dubita, senza giustificazione, della lealtà o dell’affidabilità di amici o colleghi.
3. Spesso sono riluttanti a confidarsi con gli altri. Non condividono le informazioni perché esprimono il timore ingiustificato che gli altri le usino in modo maligno contro di loro.
4. Nelle conversazioni generali, colgono significati nascosti nelle osservazioni degli altri, anche quando è chiaro che si tratta di commenti benevoli.
5. Le relazioni con questi individui sono spesso tese perché portano rancore e tendono a non perdonare, anche se l’offesa o l’insulto non erano intenzionali.
6. L’individuo è spesso sulla difensiva, si sente minacciato e risponde con manifestazioni che possono apparire sproporzionate all’evento.
7. Anche le relazioni sentimentali sono tese perché l’individuo, senza giustificazione, è convinto che il partner non sia fedele.

Criterio B

Esclude che il disturbo di personalità si manifesti esclusivamente durante il decorso di schizofrenia, del disturbo bipolare o del disturbo depressivo con caratteristiche psicotiche, o di un altro disturbo psicotico.

Il disturbo non è attribuibile agli effetti fisiologici di un’altra condizione medica.

Caratteristiche del disturbo paranoide di personalità

L’individuo inizia a manifestare queste percezioni nella prima età adulta e le associa a una serie di situazioni.
Gli individui con PPD ritengono che gli altri abbiano intenti malevoli e credono che potrebbero sfruttarli, danneggiarli o ingannarli. A volte credono che gli altri li abbiano seriamente danneggiati o feriti, sebbene non vi sia alcuna evidenza di infortuni pregressi. Questi individui, tanto quanto la natura sospettosa delle loro interazioni, possono risultare talmente frustranti per gli altri che spesso vengono ostracizzati. Tale disturbo è più spesso diagnosticato nei maschi.
In generale, gli individui con disturbo paranoide di personalità mostrano un atteggiamento pervasivo di diffidenza. Nell’interazione con gli altri, considerano le loro motivazioni come malevole o vendicative. Questo pattern è spesso talmente evidente che l’individuo, a volte, evita gli altri perché diffida delle loro intenzioni, spesso mette in discussione la loro lealtà, l’affidabilità e i loro intenti.

Psicodinamica del disturbo paranoide

I soggetti con questo disturbo utilizzano fondamentalmente il meccanismo di difesa della scissione, che li porta a dividere nettamente gli aspetti buoni da quelli cattivi (che sono sempre preponderanti) e quello della proiezione, che li porta a spostare sugli altri le loro valenze ostili e distruttive.

Questo disturbo è il risultato di una reazione difensiva del bambino di fronte ad un ambiente familiare frustrante o sadico. Le figure di riferimento sono ipercritiche e lo fanno sentire cronicamente umiliato portandolo a sviluppare sfiducia e sospettosità. Identificandosi con le figure genitoriali, il bambino assume poi gli stessi atteggiamenti, mostrando caratteristiche come la sospettosità e il biasimo.

Trattamento

Le caratteristiche di personalità di questo disturbo non rendono facile una terapia. La sensazione di minaccia non è considerata da questi soggetti qualcosa di soggettivo o un’ipotesi, ma un dato di realtà. Da ciò la difficoltà a distinguere fra mondo esterno, cioè la realtà oggettiva, e mondo interno, cioè le proprie idee e sensazioni, e quindi il proprio punto di vista da quello degli altri.

Il terapeuta stesso può essere vissuto come minaccioso. E’ necessario quindi, prima di tutto, stabilire un rapporto di fiducia, un’alleanza terapeutica. Successivamente si può iniziare ad esplorare i conflitti interni che sono alla base del disturbo.

La maggiore consapevolezza e conoscenza del proprio mondo interno permette di raggiungere una maggiore competenza emotiva. Successivamente, di migliorare la capacità di comprendere la prospettiva dell’altro e la differenza fra mondo interno e mondo esterno.

Si può poi lavorare sulle convinzioni della persona per individuare nuove possibili spiegazioni alternative, ed anche suggerire strategie diverse per rapportarsi alla realtà, alle persone, alle situazioni.

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