I meccanismi di difesa secondo la Psicoanalisi sono operazioni psichiche messe in atto dall’Io e che si svolgono al di fuori della coscienza.
L’Io è la struttura psichica che mantiene il contatto con la realtà sia esterna che interna, e deve quindi mediare fra le richieste delle istanze psichiche (Es e Super Io) e quelle della realtà.

I meccanismi di difesa secondo Anna Freud

La definizione di meccanismi di difesa si deve ad Anna Freud che, per prima, li elencò e sistematizzò. Eccone alcuni.

La rimozione

È il più importante dei meccanismi di difesa ed è continuamente operante. Fa sì che al materiale inconscio venga sbarrato l’accesso alla coscienza, o che il materiale già presente nel conscio sia rigettato nell’inconscio. La rimozione viene dunque messa in atto nei confronti di:

Lo spostamento è una forma di rimozione e consiste nello spostare un impulso dalla sua idea originaria ad una più accettabile.

Formazione reattiva

Consiste nella formazione di uno stato d’animo o atteggiamento cosciente antitetico rispetto a quello disapprovato. L’odio e l’aggressività verso una persona significativa, può essere rappresentato e negato nello stesso tempo da un amore e un attaccamento eccessivi. Può diventare patologica se rigida ed esclusiva, fino a comportare un disagio significativi, come nel caso del  disturbo ossessivo-compulsivo

Regressione

Comporta il ritorno a modalità di comportamento o di sviluppo mentale caratteristiche di una fase evolutiva già superata. Ciò a causa di momenti di difficoltà, come malattie, stress, o sentimenti quali frustrazione, sensi di colpa, ansia. La persona ritorna quindi a fasi positive ed evita la situazione critica.

Sublimazione

Gli impulsi inaccettabili vengono deviati verso mete positive e socialmente soddisfacenti.

Negazione

La persona rende accettabile una realtà spiacevole negandola e trasformandola con la fantasia in qualcosa di accettabile.

Proiezione

Spostamento sugli altri dei propri sentimenti, o di parti di sé, inaccettabili. Il conflitto viene risolto esternalizzando i contenuti, cioè ponendoli al di fuori dell’Io. La proiezione è sempre preceduta dalla negazione. Solo trasformando l’altro da quello che è in quello che non è che è possibile attuare la proiezione. E’ alla base della paranoia.

Introiezione

Operazione fantasmatica che, attraverso una dinamica orale, porta ad introiettare l’altro che diventa così un oggetto interno.

Spostamento

Consiste nello spostare sentimenti inaccettabili su un oggetto diverso ma collegato simbolicamente a quello originario. Può essere alla base delle fobie. ( Vedi La fobia specifica)

Isolamento

L’aspetto affettivo di un’esperienza viene separato da quello cognitivo e  dimenticato. Nel pensare ad un’esperienza traumatica si possono ricordare i fatti ma non le emozioni provate, perché ricordarle provocherebbe un’angoscia intollerabile.
L’isolamento può diventare una difesa anche a causa di un’educazione che non consente l’espressione delle emozioni. Oppure quando alcuni contenuti come la sessualità e l’aggressività sono talmente angoscianti da indurre il soggetto a distanziarsene affettivamente. Si ritrova nel disturbo ossessivo.

Evitamento

Meccanismo di difesa tipico della fobia e consistente nell’evitare una situazione che potrebbe creare angoscia.

Melanie Klein

Secondo Klein le  difese non sono un conflitto fra le pulsioni e le proibizioni sociali interiorizzate, ma sono invece rivolte contro le pulsioni distruttive che compaiono già nelle prime fasi di sviluppo del bambino.

Scissione

Meccanismo di difesa primitivo, proprio dei primi mesi di vita. Consiste nello scindere in modo netto i sentimenti contradditori, le rappresentazioni del sé e quelle dell’oggetto. Quindi di separare il buono dal cattivo, l’amore dall’odio, il piacere dal dispiacere.

Identificazione proiettiva

Fantasia del bambino di introdurre la propria persona o parti di sé nel corpo materno per controllarlo o danneggiarlo. Nell’adulto comporta l’illusione di poter controllare l’altro portandolo ad avere comportamenti che corrispondono ai propri desideri.

I meccanismi di difesa primitivi e quelli maturi

I meccanismi di difesa primitivi

Sono quelli che si organizzano attorno alla scissione delle rappresentazioni del sé e degli altri in “tutto buono” e “tutto cattivo”, all’identificazione proiettiva, al diniego, all’idealizzazione, alla svalutazione, all’onnipotenza e spesso a un ricorso massiccio all’acting out.

I meccanismi di difesa primitivi impediscono la formazione di rappresentazioni del sé e dell’altro adeguatamente differenziate e complesse, vive e sfumate, nel tentativo di evitare i conflitti associati alla percezione della propria ambivalenza, della propria dipendenza, della possibilità di perdere gli altri significativi e dei sensi di colpa associati.

I meccanismi di difesa maturi

Sono invece caratterizzati dalla capacità di promuovere, in modo più o meno riuscito, “soluzioni di compromesso”, come accade con la rimozione, lo spostamento, la formazione reattiva, l’intellettualizzazione, la razionalizzazione, l’isolamento e l’annullamento retroattivo.

I meccanismi di difesa maturi tendono a non “distorcere” la realtà: basandosi su un modo interno più evoluto, si limitano al tentativo di allontanare dalla consapevolezza desideri, rappresentazioni e affetti dolorosi.

Bibliografia

Freud A. “L’Io e i meccanismi di difesa”

Klein M.

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